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Definizione di Rischio e pericolo: caratteristiche e differenze.

definizione di pericolo

Contenuti nascondi
1 Definizione di Rischio e pericolo: caratteristiche e differenze.
1.1 La definizione di rischio.
1.2 La definizione di pericolo e la differenza con il rischio.
1.3 Esempi di pericolo e rischio.
1.4 Come si gestiscono i rischi in azienda tenendo in considerazione la definizione di pericolo.
1.5 Il monitoraggio dei rischi.
1.5.1 POSTS CONSIGLIATI :

La definizione di pericolo e rischio in materia di salute e sicurezza sul lavoro rappresenta certamente un caposaldo fondamentale nell’analisi dell’attuale quadro normativo d.lgs. 81/08 .

Nel ricco gruppo di elementi valutativi che emergono da tale decreto, due definizioni su tutte possono costituire la base per poter comprendere come affrontare correttamente ogni situazione all’interno dei contesti aziendali: rischio e pericolo.

Di fatti, sebbene rischio e pericolo siano erroneamente considerati come sinonimi nel linguaggio comune, in realtà si tratta di due vocaboli che ricollegano significati molto diversi, su cui val la pena soffermarsi almeno brevemente.

La definizione di pericolo e rischio sul lavoro è fondamentale per gestire la sicurezza.

La definizione di rischio.

Per comprendere quali siano le principali differenze tra rischio e pericolo, cominciamo con il definire il primo dei due termini.

Secondo l’art. 2, lett. s, del d.lgs. 81/08, il rischio è la probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione.

Dal tenore letterale della norma emerge dunque che il rischio richiama una nozione probabilistica, individuando la probabilità che si verifichi un evento dannoso.

Ciò premesso, l’obiettivo di ogni responsabile della sicurezza in un ambiente aziendale dovrebbe essere quello di ridurre il più possibile il rischio, considerato che non è verosimile (per quanto auspicabile) azzerare del tutto la già rammentata probabilità.

Si ricorda in tal proposito che quando si effettua una valutazione del rischio all interno del documento prevenzione rischi, lo stesso può essere individuato scomponendo i due componenti di cui è composto: la pericolosità e la magnitudo.

La pericolosità (definizione di pericolo) indica la probabilità del verificarsi degli eventi, la magnitudo misura la gravità delle conseguenze che sono legate al verificarsi del danno.

Dunque, potremmo avere un rischio con un’elevata probabilità di verificarsi ma con bassi danni, oppure un rischio che ha una bassa probabilità di verificarsi, ma con gravi conseguenze.

Di qui, la conclusione con cui vogliamo congedarci da questo paragrafo: quando si analizza il rischio non è sufficiente individuare con quale probabilità si verificherà, ma bisogna anche soffermarsi sull’entità del danno al quale è associato al rischio.

La definizione di pericolo e la differenza con il rischio.

Di contro, l’art. 2, lett. r, del d.lgs. 81/08 definisce il pericolo come la proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni.

Dunque, il concetto di pericolo riguarda la capacità potenziale di provocare un danno alle persone.

Ma qual è la differenza tra il rischio e il pericolo?

A ben vedere, le differenze non sono certo marginali né possono essere sottovalutate.

Dal punto di vista della normativa e della responsabilità di legge dinanzi ad essa, è infatti necessario che coloro che operano nel settore abbiano ben presente quale sia la profonda distinzione tra i due termini e, evidentemente, possa porre rimedio a entrambe le condizioni.

E pertanto utile conoscere  bene la definizione di pericolo e rischio.

Per comprendere quali siano le differenze tra rischio e pericolo può essere utile partire da alcuni esempi.

Esempi di pericolo e rischio.

Immaginiamo di trovarci all’interno di una fabbrica che produce componenti per l’automotive .

In questo contesto, un pericolo potrebbe essere la presenza di cavi scoperti di corrente verso una pressa meccanica, così come un carico di componenti che non è agganciato con la dovuta cura.

Ancora, potrebbe essere la presenza di alcune particolari sostanze tossiche (come le vernici) che non sono trattate nella maniera corretta, o la mancata manutenzione degli impianti e dei macchinari che sono utilizzati all’interno dell’impianto.

E i rischi? Didatticamente, i rischi sono classificati per brevità in tre grandi categorie:

  • Fisici: si tratta di rischi elettromagnetici, meccanici, radioattivi e altro ancora, che possono determinare dei potenziali pregiudizi alla salute del personale dipendente.
  • Biologici: riguardano gli agenti (si pensi ai microrganismi) che possono favorire l’insorgenza di patologie alle persone con cui vengono a contatto.
  • Chimici: riconducibili a qualsiasi elemento chimico che possa determinare dei pregiudizi alla salute dei lavoratori.

Dunque, nel caso dei pericoli siamo in presenza di fattori a cui è possibile associare un potenziale danno. Nel caso dei rischi vi sono invece delle probabilità che si presenti un danno di determinata entità, a seconda di come sono trattati gli agenti di pericolo.

Come si gestiscono i rischi in azienda tenendo in considerazione la definizione di pericolo.

Ma come si gestiscono i rischi in azienda? Che cosa si può fare per cercare di migliorare le proprie capacità di fronteggiare i rischi, come sopra definiti?

Naturalmente, la prima cosa da fare non può che essere quella di riferirsi all’attuale quadro normativo e, in particolare, dal già citato d.lgs. 81/08, che garantisce la tutela del personale dipendente in relazione alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro.

La legge prevede in particolare che il datore di lavoro sia obbligato a effettuare una valutazione puntuale dei rischi e svolgere interventi specifici per poterli ridurre, oltre che adottare misure di prevenzione atte a scongiurarli.

Gli strumenti mediante i quali è possibile realizzare questi obiettivi sono evidentemente numerosi.

Si pensi, a titolo di esempio, al datore di lavoro (o responsabile della sicurezza) che supervisioni il corretto utilizzo delle apparecchiature e delle attrezzature che vengono utilizzate dai dipendenti, così come l’impiego dei dispositivi di sicurezza, la realizzazione e la gestione di un piano per la gestione delle emergenze e così via.

Il monitoraggio dei rischi.

Le modalità di intervento che abbiamo ricordato in chiusura dello scorso paragrafo sono evidentemente molto diverse tra di loro ma, a ben vedere, hanno come denominatore comune quello di fornire servizi di protezione per i lavoratori in maniera tale che i pericoli e i rischi siano gestiti nel modo idoneo, scongiurando ogni potenziale pregiudizio nei confronti del personale dipendente e, pertanto, migliorando le condizioni di lavoro.

Per far ciò, è consigliabile partire da una corretta scala di monitoraggio, andando a classificare i rischi dal più alto al più basso, e andare a individuare i comportamenti conseguenti per ciascuno di essi. In questo modo si evita di sottovalutare la condizione di rischio e quella di pericolo o, di contro, eccedere con la scrupolosità: l’esagerazione potrebbe infatti determinare, a sua volta, un atteggiamento che potrebbe aggravare le condizioni di lavoro e, dunque, quelle della vita del personale dipendente.

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